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Rossella Schipani
Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi-Sezione di Medicina interna, Endocrinologia, Andrologia e Malattie Metaboliche

Coautori

Fattori Ambientali nella patogenesi del Diabete Mellito di Tipo 2

Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia dovuta sia alla insulino-resistenza dei tessuti, sia alla e alterata ed insufficiente produzione d’insulina. Questa patologia ad oggi colpisce il 5,5 % della popolazione dei paesi industrializzati, ma la sua prevalenza è in continua crescita. La patogenesi del diabete mellito di tipo 2 è caratterizzata da una complessa interazione tra suscettibilità genetica individuale e molteplici fattori ambientali.

I principali fattori predisponenti più sono: cattive abitudini alimentari, sedentarietà e scarsa attività fisica, sovrappeso e obesità, abuso di alcol, fumo, disturbi del sonno.

Anche un consumo eccessivo di carboidrati raffinati e di alimenti ricchi di grassi può incrementare il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 nei soggetti geneticamente predisposti. Ad esempio, è stato evidenziato che mangiare nei fast food almeno due volte alla settimana aumenta del 27% il rischio di sviluppare il diabete mellito di tipo 2. Inoltre, numerosi studi in letteratura evidenziano che gli acidi grassi saturi, presenti in molti alimenti sia di origine animale (carni, uova, burro, strutto), sia di origine vegetale (ad esempio l’olio di palma, il cui principale componente è l’acido palmitico), aumentano il rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 quando assunti in quantità eccessive in quanto causano un’alterazione della funzionalità delle beta-cellule pancreatiche. Al contrario, il consumo di acidi grassi poli-insaturi (PUFA, Polyunsaturated Fatty Acids), soprattutto omega-6, e mono-insaturi (MUFA, Monounsaturated Fatty Acids), ed in particolare il consumo di acido oleico, presente soprattutto nell’olio di oliva, si associa a una riduzione del rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Per quanto riguarda l’assunzione dei carboidrati, la maggior parte degli studi epidemiologici osservazionali suggerisce che una dieta ricca di alimenti a basso indice glicemico e di fibre (pane integrale, cereali integrali, frutta e verdura) riduce il rischio di insorgenza di questa patologia nei soggetti geneticamente predisposti attraverso un miglior controllo della glicemia e del peso corporeo. Altre abitudini alimentari da evitare sono: una errata combinazione dei nutrienti all’interno di ogni pasto, saltare i pasti e/o consumarli troppo velocemente.  Tutti questi elementi possono favorire l’aumento di peso e quindi l’insorgenza del diabete di tipo 2.

In effetti, i soggetti in sovrappeso mostrano un rischio di sviluppare diabete mellito di tipo 2 cinque volte maggiore rispetto ai normopeso, mentre nei soggetti obesi tale rischio è addirittura dieci volte superiore. Inoltre, l’incidenza e la prevalenza dell’obesità sono aumentate progressivamente negli ultimi anni, tanto da assumere i caratteri della “pandemia”. In particolare, in Italia, più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%). Complessivamente quindi ben il 45,1% dei soggetti adulti risulta avere un eccesso ponderale. Nei soggetti geneticamente predisposti allo sviluppo della patologia diabetica anche la localizzazione dell’accumulo di tessuto adiposo è importante. Numerosi studi hanno infatti evidenziato che la quantità di grasso viscerale (tessuto adiposo bianco situato tra gli organi interni) è uno dei principali fattori predittivi della comparsa di diabete.

Anche un eccessivo consumo di alcol è considerato un fattore di rischio per la comparsa del diabete mellito di tipo 2, in quanto può causare un’infiammazione cronica del pancreas (pancreatite) con conseguente compromissione della capacità di secernere insulina. Al contrario, il consumo moderato di alcol, equivalente a non più di 2-3 Unità Alcoliche (36 grammi) per l’uomo, non più di 1-2 Unità Alcoliche (24 grammi) per la donna e non più di 1 Unità Alcolica (12 grammi) per l’anziano, determina un aumento della sensibilità insulinica e dei livelli ematici di colesterolo HDL.

Il fumo rappresenta un altro fattore di rischio modificabile per lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2: i fumatori hanno il 30-40% in più di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto ai non fumatori. Il fumo può alterare la tolleranza glucidica attraverso un aumento dell’infiammazione e dello stress ossidativo, con conseguente danneggiamento della funzione delle beta-cellule pancreatiche e dell’endotelio vascolare. Inoltre, i soggetti fumatori tendono ad assumere di routine altre abitudini errate che possono favorire l’insorgenza del diabete, come praticare poca attività fisica, mangiare poca frutta e verdura e bere alcolici.

Anche l’insonnia e altri disturbi del sonno sembrano favorire lo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 nei soggetti predisposti. Diversi studi hanno infatti dimostrato che l’insonnia, la breve durata e la scarsa qualità del sonno attivano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA, Hypothalamic Pituitary Adrenal axis) e il sistema simpatico, con conseguente aumento della frequenza cardiaca e della velocità metabolica e alterazione del metabolismo glucidico. Pertanto, un sonno adeguato può aiutare nella prevenzione dello sviluppo di diabete di tipo 2 nei soggetti geneticamente predisposti.

In conclusione, quando fattori di rischio modificabili, come alimentazione non corretta alimentazione, sedentarietà, obesità, abuso di fumo e di alcol, scarsa qualità e durata del sonno, sopravvengono in soggetti geneticamente predisposti, si innescano alterazioni del metabolismo glucidico che sfociano nella comparsa del diabete di tipo 2.

La correzione dello stile di vita rappresenta quindi il principale strumento di prevenzione di questo disordine metabolico. L’attività fisica, insieme alla corretta alimentazione, svolge un ruolo predominante nella prevenzione del diabete, aiutando a mantenere nella norma la glicemia, la pressione sanguigna, il colesterolo LDL, i trigliceridi ed il peso corporeo. (Fig.1). Il monitoraggio dei fattori di rischio per il diabete mellito di tipo 2 rappresenta quindi un compito fondamentale della comunità diabetologica e delle autorità sociosanitarie per contrastare efficacemente la manifestazione e la progressione di questa malattia metabolica.

 

Figura 1. La correzione dello stile di vita rappresenta il principale strumento di prevenzione del diabete di tipo 2.

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